Il nostro Alessandro Fedele ci racconta di come ha vissuto il suo primo Halloween direttamente negli Stati Uniti e di un weekend a Dallas davvero particolare. Un turbine di emozioni e divertimento per questa sua esperienza semestrale negli Stati Uniti. Il calendario dice che siamo al 12 novembre, pazzesco come stia volando il tempo. La vita qui in America è sempre più impegnata, scandita da scuola, basket e football principalmente.
La squadra di football è arrivata ai quarti di finale del campionato, le partite sono sempre più tirate e la curva studentesca si fa sentire a suon di cori, ma soprattutto, per il periodo di Halloween, con travestimenti di ogni genere. In occasione della partita giocata proprio il 31 ottobre, tutti noi seniors (studenti dell’ultimo anno) ci siamo travestiti per sostenere i Vikings che giocavano la partita. Devo dire che questa festa qui negli Stetes è molto sentita, almeno due settimane prima di Halloween tutte le case abbondavano di luci arancioni e le zucche illuminate dall’interno poste sul ciglio della porta erano moltissime.
Perfino a scuola i ragazzi si sono travestiti con i più bizzarri costumi: uomini vestiti da donna e viceversa, animali, giocatori di football celebri e chi più ne ha più ne metta, non sembrava nemmeno di essere a scuola, era un mix di colori e personaggi.
Finalmente stanno per iniziare gli allenamenti di basket, i quali non sono ancora cominciati poiché la squadra di football, della quale fanno parte alcuni cestisti della scuola, è impegnata nella sua corsa al titolo. Nonostante ciò, il coach della squadra apre la palestra dando la possibilità, a chi farà parte della squadra, di allenarsi con sessioni di tiro e partite, sotto la sua supervisione mentre osserva e studia i suoi giocatori cercando di farsi una idea delle condizioni fisiche e tecniche dei ragazzi. Per questo motivo prendo questi pre-allenamenti molto seriamente, cerco di impegnarmi al massimo per dare una buona impressione e mostrare la buona attitudine che ho: spero verrà ripagato il mio sforzo.
Il weekend scorso sono andato in una cittadina del Texas vicinissima a Dallas con l’FBLA (Future Business Leaders of America), un club al quale sono iscritto che illustra i metodi per trovare un lavoro, vendere le proprie potenzialità in campo lavorativo e sfruttare ciò che il mondo offre. Quando siamo arrivati in hotel sono stato preso da uno stupore improvviso date le dimensioni e il lusso dell’edificio in cui alloggiavamo: da tutti gli Stati Uniti sono giunti i gruppi di studenti iscritti all’FBLA, con un totale di all’incirca mille ragazzi. Ecco, tra quei mille c’era un solo exchange student, io, si può immaginare quanti vantaggi desse questo fattore dal punto di vista di pubbliche relazioni: insomma, ero famoso!
Uno di questi quattro giorni prevedeva la visita guidata del Dallas Cowboys Stadium, un edificio incredibile, casa della forse più famosa squadra di football americano; al di sopra del campo, che è al coperto, è posto uno schermo di 48.76 metri per 21.94 metri, per un totale di 2100 pollici: non so se rende l’idea, ma è parecchio più grande di un campo da basket. La struttura è talmente alta che la Statua della Libertà potrebbe stare in piedi in mezzo al campo senza nemmeno sfiorare il soffitto: oltre alle dimensioni, che penso si sia capito abbiano più attirato la mia attenzione, i vari pub e privet posti all’interno dell’edificio sono di un lusso indescrivibile.
Per il resto dei tre giorni si tenevano conferenze, all’interno del resort in cui alloggiavamo, che vertevano appunto su possibilità di trovare un’occupazione e metodi di ricerca di un lavoro, sfruttando le possibilità principalmente nel mondo online. Erano tenute davvero bene, molto interessanti e utili, e la preparazione dell’organizzazione era favolosa. A tali conferenze era importantissimo che tutti si presentassero in camicia e cravatta, per i ragazzi, e in vestito elegante per la ragazze: mi sentivo strano in abbigliamenti così inusuali, ma allo stesso tempo era divertente e bello vestire quel tipo di divisa. In più, con orgoglio, posso dire che so fare un ottimo nodo alla cravatta, cosa che fino a 6 giorni fa non sapevo fare.