Manca sempre meno all’inizio della stagione 2021/22, l’annata che dovrebbe concedere un ritorno alla normalità anche da un punto di vista cestistico. I Massicci di tutte le età si stanno allenando già da un mese, in vista di una stagione detentrice di una certa rilevanza storica per Milano3 Basket.
A scaldare i motori troviamo anche l’Under15 Eccellenza, guidata da coach Marco Colombo, che abbiamo intervistato per condividere qualche prima dichiarazione e commento circa la ripresa delle operazioni.
I campionati sono ormai fermi da tempo. Com’è stato iniziare a prepararsi in vista di una ripresa dopo un lungo periodo di stop?
“Personalmente non è stato diverso dagli altri inizi, anche negli anni scorsi siamo sempre partiti con la mentalità di affrontare una stagione vera, poi ci è stato imposto lo stop, ma la partenza è sempre avvenuta pensando ad una stagione lunga e completa”.
La pandemia ha coinvolto ogni singola realtà, anche i più giovani. Hai notato dei cambiamenti nel loro atteggiamento?
“La pandemia è stata un duro colpo per i ragazzi a livello sportivo (e non solo), ma siamo stati abbastanza bravi come società a tenerli sempre vicini e partecipi, con allenamenti da remoto e altre iniziative che han fatto sì che i ragazzi non si siano mai dimenticati di essere parte della squadra. Quindi alla ripresa, sì, fisicamente è stata tosta ripartire, ma mentalmente, per fortuna, ho trovato dei ragazzi molto determinati e con tanta voglia”.
Ricollegandoci alla domanda precedente, quanto credi sia importante una società per un adolescente, intesa non solo in termini sportivi ma anche da un punto di vista sociale?
“Tanto, ma dobbiamo sempre ed anche ricordarci che il nostro lavoro, soprattutto quando cominciano a diventare “grandi”, è creare giocatori, all’educazione ci devono pensare i genitori e la scuola. Noi con il nostro ruolo possiamo e dobbiamo dare una mano, nessuno vuole giocatori forti, ma maleducati e teppisti, però credo non dovremmo superare quella linea sottile che divide l’educatore dall’allenatore, noi facciamo gli allenatori”.
Una delle componenti principali di un grande allenatore riguarda l’aspetto comunicativo. I grandi allenatori sono spesso stati dei notevoli comunicatori. Qual è il tuo approccio in questo senso nei confronti dei ragazzi?
“Cerco di parlare molto con i ragazzi, capisco che molti di loro possano provare timore nel discutere con l’allenatore quando le cose non gli vanno bene, ma cerco di spronarli a farlo. Il dialogo è fondamentale. Poi ogni ragazzo, soprattutto nella fascia d’età dove lavoro io, è diverso dall’altro. C’è chi pensa già da “grande” mentre chi è ancora un “bambino”. Bisogna essere bravi a capire velocemente le loro differenze e provare a comunicare in modo mirato. Credo che, a prescindere dal dialogo, aiuti molto il body language”.
La stagione che a breve prenderà piede possiede una rilevanza storica per Milano3 Basket, che celebra il suo 35esimo anno di attività nel settore della pallacanestro dilettantistica. Senti un certo senso del dovere nel portare avanti una parte del settore giovanile che è da sempre il fulcro della società, nonché una possibile eredità per la pallacanestro del futuro?
“Sono cresciuto in questa società, sono qui da quando io ero uno di quei ragazzini su cui si puntava per il futuro, e lavoro ogni allenamento per sperare di vedere qualche “mio” ragazzino che arriva in prima squadra a giocare insieme a me. Milano3 è sempre stata una delle più blasonate a livello giovanile, e tutti noi allenatori sappiamo che, oltre al divertimento, qui si lavora per creare giocatori di un certo livello, non solo per vincere qualche partita. I nostri obiettivi son sempre stati chiari. Creare giocatori di livello. A volte si riesce, a volte no, l’importante è non perdere di vista l’obiettivo, e non scordarsi di portare in giro per la Lombardia il nome di una società importante a livello giovanile, sia in termini di qualità che di rendimento e reputazione”.
Per concludere, hai in mente degli obiettivi specifici per questa stagione, o il piano è di iniziare con il rodaggio e poi vedere man mano?
“Darsi degli obiettivi onesti e realizzabili fa sempre bene, ma credo che quest’anno sia troppo particolare per pensare sin da ora a degli obiettivi da raggiungere a maggio. Ho dei macro-obiettivi, certamente, ma tutti quelli più piccoli dovremo, io ed il mio staff, essere bravi a porceli di mese in mese ed essere bravi a modellarli in base alla velocità di apprendimento dei ragazzi”.