On the bench: Matteo Frausini

Torna l’appuntamento con la rubrica “On the bench”, l’ospite di oggi è Matteo Frausini, assistente allenatore della Serie C Gold. Matteo ritorna sulla panchina biancorossa a due anni di distanza.

Come ti sei avvicinato alla pallacanestro?
“Per puro caso. Ho iniziato a giocare all’età di otto anni senza aver visto prima una partita di pallacanestro”.

Quali sono i modelli a cui ti ispiri?
“Se ti devo fare due nomi dico Gianni Corsolini e Marco Sanguettoli. Apprezzo molto chi ha il coraggio di lavorare sui giovani”.

Cosa significa per te il Milano3 Basket?
“Il Milano3 Basket mi ha dato la possibilità di crescere in modo importante come allenatore. Nel corso degli anni è poi diventato molto altro. Un società ed un gruppo di persone a cui rimarrò per sempre legato”.

Qual è stato il momento più emozionante e quello più brutto nella tua carriera da allenatore?
“Sarebbe troppo facile far coincidere il momento più bello con una vittoria e quello più deludente con un brutta sconfitta. Quindi ti dico che sul campo i momenti più belli sono state le sconfitte subite nella finale Under16 Eccellenza contro Cernusco e gara 5 di finale del campionato di C Gold contro Olginate. Le lacrime di fine partita sono state soppiantate dall’orgoglio che abbiamo oggi ad essere arrivati fino ad un risultato di questo livello. Il momento più bello in assoluto è quando un tuo giocatore ti ringrazia per i consigli che gli ha dato, mentre quello più brutto è quando ti dice che smette di giocare, perchè lo considero un fallimento”.

Squadra del cuore?
“Dico Olimpia Milano, anche se “sento la partita” solo quando gioca l’Italbasket. Per il resto mi godo il cosiddetto “The Game”.

Quali sono gli insegnamenti, aldilà della tecnica, che vuoi trasmettere alla squadra?
“Lo sport deve essere uno strumento formativo nel percorso di un ragazzo. Non penso di essere in grado di poter dare degli insegnamenti, dico solo che mi piacerebbe saper trasmettere il senso di responsabilità”.

Hai mai pensato di farlo a livello professionistico?
“Assolutamente no”.

La differenza più evidente tra allenatore e giocatore?
“Il giocatore suda e si diverte, mentre l’allenatore suda e soffre, non dormendo il giorno prima della partita ed il giorno della partita stessa”.

Lorenzo Lubrano

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