On The Bench: coach Lucia Barbagallo

Quinto appuntamento con la nostra rubrica dedicata agli allenatori del Milano3 Basket. Questa volta andiamo alla scoperta della nostra responsabile del Settore Minibasket Lucia Barbagallo. Abbiamo parlato con lei chiedendo aneddoti e curiosità sulla sua passione cestistica a tutto tondo.

Come ti sei avvicinata al mondo della pallacanestro?
“E’ stato grazie al mio professore di educazione fisica che era patito di pallacanestro ed io ho quindi iniziato cosi. Mio madre, però, era contraria, ma dopo tre lezioni ormai era diventato il mio mondo e stavo molto tempo in palestra svolgendo diverse mansioni (segnapunti, giocatrice e tifosa). Poi ho fatto il corso da istruttore, da arbitro e da istruttore miniarbitri. ”

Come allenatore quali sono i modelli a cui ti ispiri?
“Da istruttrice minibasket mi ispiro al modello nazionale e quindi a quello di Maurizio Cremonini, perché è in grado di mettere al centro il bambino, le sue esigenze, l’emotività e soprattutto l’idea del giocatore pensante che è la cosa più importante.”

Cosa significa per te il Milano3 Basket?
“Il Milano3 Basket rappresenta per me una seconda casa e quindi una famiglia. Mi trovo benissimo ed è una bellissima realtà cestistica. In questa società si fanno le cose con responsabiltà, in questo senso il rapporto di collaborazione che noi del Minibasket abbiamo con il settore giovanile e con il responsabile Sandro Pugliese rende il lavoro sicuramente migliore. Ogni anno l’obiettivo è che si possa crescere sia a livello quantitativo che qualitativo.”

Qual é stato il momento più emozionante e quello più brutto nella tua carriera da allenatore?
“Il momento più bello è quando i bambini a fine allenamento ti dicono: “ma è già finito?”. Oppure quando ti dicono che hanno scelto questo sport perché grazie a te è bellissimo. Sono momenti davvero molto preziosi perché rendono felici i bambini e i genitori.
Il momento più brutto l’ho vissuto lo scorso anno quando dopo aver investito energie e impegno per un paio d’anni su un ragazzo sono rimasta molto delusa. Non è stato facile, ma abbiamo dovuto dividere le nostre strade. E’ stato uno dei momenti più brutti e ci sono stato davvero molto male.”

Quali sono gli insegnamenti, aldilà della tecnica, che vuoi trasmettere ai tuoi ragazzi?
“Sicuramente i valori. Il valore della squadra, dell’unità, l’importanza e la responsabilità che si ha nella vita nei confronti degli altri. Altruismo, generosità e sacrificio sono le tre parole chiave, per poter aggiungere i propri obiettivi.”

Hai mai pensato di farlo a livello professionistico?
“Mi piacerebbe, infatti ho fatto il corso da istruttore nazionale ed ho preso questa qualifica proprio la scorsa estate. Nel minibasket, però, funziona in modo differente. Detto ciò io ti dico che lo faccio in modo “professionistico” perché per me è un lavoro a tutti gli affetti. Mi piacerebbe fare di più e ingrandire questa società”.

La differenza più evidente tra allenatore e giocatore?
“La differenza evidente che c’è tra l’allenatore e l’istruttore di minibasket è molto evidente. Quella tra giocatore e allenatore ancora di più. Da giocatrice devi gestire il tuo gioco nei confronti della squadra, ma anche a livello individuale. Invece, da allenatore hai il compito di gestire le responsabilità di tutti i giocatori e far si che il sistema sia più funzionale possibile. Da giocatore cresci con lo sport ed esso ti fa diventare grande. Da allenatore, invece devi fare l’opposto ovvero far crescere ed educare. Da istruttore hai ancora più responsabilità visto che hai a che fare con i bambini che pendono dalle tue labbra. Con i bambini si gioca davvero una bella partita.”

Lorenzo Lubrano

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