Ritorna la rubrica dedicata ai coach del Milano3 Basket. Questa volta tocca al più giovane di tutti, il 21enne Daniele Virtuani. Alla guida dell’U14 regionale, è il vice anche dell’U14 Elite. Ha fatto tutto il settore giovanile nei biancorossi.
Come ti sei avvicinato al mondo della pallacanestro?
“La mia passione per la pallacanestro è nata nel piccolo campo dell’oratorio, vedendo giocare il mio papà. Avevo solo cinque anni e quel giorno ho fatto i primi tiri a canestro”.
Quali sono i modelli a cui ti ispiri?
“La mia ispirazione nasce dai molti allenatori che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso da giocatore delle giovanili. L’incontro con uno di questi ha fatto nascere in me la passione di diventare un allenatore. Tra i coach di successo mi piace molto la “calma pacifica” con la quale Zeljko Obradovic vive le partite”.
Cosa significa per te il Milano3 Basket?
“Il Milano3 Basket rappresenta la società che mi ha accolto ancora bambino e che mi ha fatto maturare come atleta e come persona, insegnandomi che nella vita non bisogna mai mollare ed essere sempre Massicci”.
Qual è stato il momento più emozionante e quello più brutto nella tua carriera da allenatore?
“ll ricordo più bello è stato quando nello scorso dicembre quando abbiamo battuto l’Urania al PalaLido, un successo che ci ha permesso di accedere alla fase gold del campionato. Invece, il momento più deludente riguarda la sospensione dei campionati dello scorso anno perchè, nella mia prima esperienza da capo allenatore, nel campionato UISP, eravamo imbattuti e avremmo potuto ambire a qualcosa di grande”.
Squadra del cuore?
“La mia squadra del cuore è l’Olimpia Milano. Per quanto riguarda l’NBA non ho una preferenza anche se la seguo molto”.
Quali sono gli insegnamenti, aldilà della tecnica, che vuoi trasmettere alla squadra?
“Quello che voglio trasmettere ai miei ragazzi è che la pallacanestro non è solo questione di tecnica, ma c’è anche bisogno di testa e tanto cuore. Inoltre, secondo me, un buon giocatore deve sapersi organizzare, conciliando i diversi impegni della giornata così da non sottrarre tempo alla pallacanestro”.
Hai mai pensato di farlo a livello professionistico?
“No, al momento non è uno dei miei obiettivi”.
La differenza più evidente tra allenatore e giocatore?
“La differenza è nel rapporto con i giocatori. Da giocatore ho sempre dato consigli e aiutato i compagni in campo. Invece, da allenatore ho la responsabilità di far girare al meglio la squadra dalla panchina”.
Lorenzo Lubrano