Un’esperienza speciale per coach Sandro Pugliese alle Olimpiadi

Smessi i panni dell’allenatore, indossate cuffie e microfono in cabina di commento, è stata un’estate diversa dal solito per il nostro responsabile del settore giovanile e coach della C Gold Sandro Pugliese che è stato uno delle voci che hanno raccontato il basket 5vs5 e 3X3 alle Olimpiadi di Tokyo per i canali di Discovery+ ed Eurosport.
Lo abbiamo raggiunto per conoscere le sue sensazioni pochi giorni dopo la cerimonia di chiusura dell’evento.

Hai parlato sui social di quel sogno nel cassetto che avevi da bambino. Ora è diventato realtà. Cosa si prova?
“Una soddisfazione enorme, nel mio piccolo posso raccontare anche io di aver fatto le Olimpiadi. Certo non è come farle da attore protagonista sul campo, ma nella mia professione da giornalista è certamente un punto di orgoglio. Sono state due settimane incredibili, lavorando negli orari più strani per via del fuso orario, ma vissute con grande entusiasmo perchè davvero le Olimpiadi sono il punto più alto dello sport. Si è creato un ambiente fantastico dove ho lavorato fianco a fianco con colleghi di altissimo livello e dove ho collaborato anche con “talent” che le Olimpiadi le hanno fatte per davvero, basti pensare che Hugo Sconochini le ha addirittura vinte con l’Argentina nel 2004 e Andrea Meneghin le ha disputate nel 2000 o con Chicca Macchi che ha fatto la storia del basket femminile in Italia. E anche vedere tanti campioni di tutti gli sport passare per i corridoi degli studi televisivi dove commentavamo e poter chiacchierare con loro di tutto è stato ogni giorno una gioia”.

L’Olimpiade per un giocatore è il più bel traguardo possibile, quando ti hanno comunicato che avresti fatto parte del team?
“Avete presente quei momenti in cui ti ricorderai per sempre dove uno si trova e cosa stava facendo in quel momento? Ecco quella telefonata del mio responsabile rimarrà per sempre scolpita nei ricordi. Lui che mi chiedeva se avessi avuto delle vacanze in programma perchè, eventualmente, l’alternativa sarebbe stata quella di commentare le Olimpiadi. Ho quasi controllato che non fosse uno scherzo. E’ stata di certo una grande emozione. Non so quante volte l’ho ringraziato della possibilità”.

La partita più bella di questa edizione?
“Ho avuto l’occasione di commentare le due diverse discipline legate alla pallacanestro con la novità dell’esordio anche del 3X3, quindi ne voglio indicare due. Certamente per lo “streetball” mi rimarranno nei ricordi le due finali per la medaglia d’oro: Lettonia-Russia nel maschile e USA-Russia nel femminile. Però devo dire che commentare l’Italia è stata un’emozione speciale, prima pensavo che fosse una partita come un’altra, invece quando ho iniziato a vedere le azzurre giocare c’era davvero un’emozione speciale. Nel 5vs5 di quelle commentate posso dire Slovenia-Germania nel maschile e Serbia-Cina nel femminile. L’occasione di commentare campioni come Luka Doncic e Ana Dabovic non capita tutti i giorni”.

Il nome del giocatore più difficile da pronunciare?
“Ovviamente con tante squadre che provenivano dai paesi più lontani è stata necessaria una preparazione anche su questo. Ormai nei campionati europei o in NBA i giocatori sono abbastanza conosciuti, ma quando ti trovi a commentare la nazionale della Mongolia del 3X3, quella dell’Iran maschile o quella Corea del Sud femminile nel 5vs5 le cose diventano certo più complicate. Anche scoprire che mettere 4 consonanti in fila in un cognome non sia un reato (ride, ndr) è stata una scoperta. Posso mettere a pari merito la giocatrice della Mongolia Tserenlkham Munkhsaikhan e il giocatore dell’Iran Benham Yakchalidehkordi, ma vi assicuro che anche distinguere le coreane che hanno quasi tutte lo stesso cognome è una bella impresa”.

Lorenzo Lubrano

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