On the bench: Renzo Campanale

Per l’appuntamento di oggi con la rubrica “On the bench”, il nostro ospite è Renzo Campanale, coach dell’Under 13 Regionale. Insieme a lui ripercorriamo la sua passione per questo sport, andando a scoprire qualche aneddoto.

Come ti sei avvicinato al basket?
“Dopo aver cominciato con il mini basket a Gratosoglio, l’interesse verso la pallacanestro è cresciuto nel corso del tempo. Tra i campetti del quartiere e quelli dell’oratorio, questo sport è diventato parte integrante della mia vita. Ricordo ancora con piacere quei bellissimi pomeriggi trascorsi a giocare a basket con i miei amici”.

Come allenatore quali sono i modelli a cui ti ispiri?
“Non voglio essere presuntuoso, ma non ho un modello di allenatore al quale ispirarmi. Nel corso della mia carriera da coach ho sempre cercato di guardare ed ascoltare tutti con curiosità, con l’obiettivo di apprendere più insegnamenti possibili. Sono un ammiratore dei giovani allenatori, che sono capaci di portare sempre tante novità”.

Cosa rappresenta per te il Milano3Basket?
“Dopo aver trascorso quasi trent’anni nel mondo della pallacanestro, mi sento di dire che Milano3Basket per me rappresenta la società a cui sono più legato, perchè faccio parte di questa grande famiglia dal 2009”.

Il momento più bello e quello più brutto da allenatore?
“Ci sarebbero tanti momenti belli e brutti da raccontare, ma te ne cito solo alcuni. Tra i ricordi più piacevoli c’è indubbiamente la vittoria del campionato di prima divisione, ottenuta oltre trent’anni fa. Tornando però a qualcosa di più recente, ricordo con tanto piacere i primi tre anni a Milano3 con l’annata 98’-99’, perchè mi hanno regalato diverse soddisfazioni. Invece, per quanto riguarda le delusioni, ogni volta volta che perdo una partita importante vorrei smettere di allenare, ma dopo un bella dormita poi mi passa”.

La squadra del cuore?
“L’Olimpia Milano. Ricordo ancora la mia prima partita al PalaLido tra Cinzano Milano e Brill Cagliari, era poco dopo la metà degli anni ’70”.

Quali sono gli insegnamenti che vuoi dare ai tuoi ragazzi oltre la tecnica?
“Tra i tanti insegnamenti che cerco di dare oltre gli aspetti tecnici, ne segnalerei un paio. In primis, il rispetto delle regole e delle persone. Oltre a questo, aggiungerei il sacrificio. Lo sport ti insegna che il raggiungimento di ogni successo passa inevitabilmente attraverso dei sacrifici. Puoi avere tutto il talento che vuoi, ma se manca la motivazione prima o poi smetti di giocare”.

Hai mai pensato di farlo a livello professionistico?
“Qualche volta ci ho pensato, ma poi ho vissuto il ruolo di allenatore come un semplice grande divertimento”.

La differenza più evidente che c’è tra giocatore ed allenatore?
“Pensando a me e alla mia personale esperienza, l’unica differenza che mi viene in mente è l’età”.

Lorenzo Lubrano

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