Massimo Nigrone vive a New York, ma è uno degli emblemi di quel che vuol dire fare basket al Milano3. E’ nato qui, ha iniziato minibasket a 6 anni, ha fatto tutte le giovanili vincendo lo scudetto, ha portato la squadra in C1 nel 2012. E’ sempre stato il “Capitano”. Milano3Basket.com ha ripercorso un po’ di strada con lui…
Vent’anni dopo cosa pensi di quella vittoria?
“Fu davvero una vittoria di natura eccezionale, vincere lo scudetto giovanile di massimo livello per una squadra dilettantistica mi sa proprio che non succede tutti i giorni. E’ stata la prima volta, 20 anni fa. Ci siamo trovati contro squadre che facevano reclutamente su tutto il territorio italiano, ragazzi che vivevano praticamente solo per fare quello. Quello che abbiamo fatto tutti insieme al Milano3 Basket è un vanto e un orgoglio che ci rimarrà per sempre. Riuscire a creare una squadra così con tutti giocatori della zona, addirittura 5 proprio di Basiglio, e arrivare a quel livello forse è impossibile, ma non lo è stato per noi.
Ormai è passata una vita, eravate adolescenti, che ricordi hai di quegli anni?
“Fantastici. Vivere lo spogliatoio in modo quotidiano, stare con gli amici di sempre, fare sport lo sport che ami di più a livello competitivo. E non vuol dire solo stare sul parquet, ma tutto quello che abbiamo fatto. Le trasferte in giro per l’Italia, i tornei internazionali a Pasqua fino ad incontrare sul campo quel che poi sarebbe diventato Lebron James, le Interzona, le Finali Nazionali. Momenti di gioia ed entusiasmo che ci permettevano di vivere insieme ancora di più. E questo ci permetteva di conoscerci e apprezzarci ancora di più l’uno con l’altro.
Ora lavori a New York ormai da 5 anni in aziende importanti, fare sport ad alto livello agonistico cosa ti è servito in più per la tua vita attuale?
“Fare sport fin da piccolo mi ha insegnato cosa vuol dire il sacrificio, l’impegno, la determinazione. Sono queste le tre cose più importanti che credo di essermi portato dietro da quegli anni. Non arrivi a conquistare una vittoria di quel tipo se non hai queste caratteristiche, ma al di là dello scudetto, questo è quello che ti dà lo sport fatto in un certo modo.
Perchè stare in una squadra significa prendere un impegno con sè stessi, ma anche con i compagni, con gli allenatori e con la società.
Fare sport di squadra significa imparare che non ci sei solo tu, e non è scontato quando puoi essere distratto da tante cose da ragazzo, ma è quello che fa la differenza per raggiungere i grandi obiettivi”.
Eri il play titolare della squadra, le trame del gioco passavano sempre da te. Ora ripensa a quella finale decisiva, cosa diresti adesso al Massimo Nigrone di 20 anni fa la sera prima della partita?
“Vai e vinci. Si può fare! Metticela tutta, mettici il 1000%. Ricorda che è questa la cosa più importante, sempre. Non conta solo domani in campo, ma sempre, in qualunque campo della vita che affronterai, perchè questa non sarà l’ultima volta che ti troverai davanti a qualcosa di così importante. E, ricorda, divertiti!”